In quattro anni dal varo nella legislazione – e dopo una serie non sempre coerente di modifiche e aggiustamenti normativi – la società a responsabilità limitata semplificata ha contribuito non poco alla “modernizzazione” della platea dell’impresa italiana, pur con qualche problema di crescita e di sviluppo. Virtù e criticità delle srls/srlcr sono focalizzate nel Documento della Fondazione nazionale dei commercialisti e del Cndcec pubblicato ieri e che trae un primo bilancio ragionato sull’evoluzione degli strumenti normativi d’impresa realizzata nel corso della crisi finanziaria più lunga della storia recente.
Le statistiche parlano chiarissimo: dalle 3472 srls aperte nel 2012 – anno del debutto – si è passati alle 16mila del 2013, 28 mila nel ’14 e circa 40mila lo scorso anno, raggiungendo così un terzo delle nuove imprese nate in forma di società di capitale. Oggi le srls rappresentano già più del 5,4 % dell’universo Srl.
Un boom, quello delle nuove “società a 1 euro”, che ha parzialmente neutralizzato il saldo negativo delle imprese nel quinquennio 2011/15, e che ha avvicinato al mondo del lavoro indipendente una grande platea di giovani (soprattutto al Centro Sud e soprattutto nell’attività dei servizi, ristorazione e ospitalità).
Tuttavia questa rivoluzione d’impresa ha anche dei significativi controluce che lo studio della Fnc affronta con taglio strettamente scientifico. A cominciare dalle perdite di esercizio – pur fisiologiche in una platea di startup e quasi sempre di taglio giovanile- che toccano il 46% delle newco, e peraltro in un contesto dove l’esiguo capitale sociale non ha più una funzione di garanzia dei creditori. Al contrario, sottolinea lo studio, il capitale sociale qui ha una funzione «di tipo organizzativo/contabile», aprendo il versante critico del potenziale abuso della forma societaria. Mancando un deposito “fisico” su cui fare affidamento, la Fnc suggerisce di vigilare sul fatto che ciò non diventi veicolo e facilitatore di mala gestio, potenziando i controlli sui business plan e adottando senza indugi «azioni risanatrici di una situazione finanziaria squilibrata». Pertanto «in questo contesto la responsabilità degli amministratori e dei soci (specie se unipersonali) si accentua ulteriormente», e dal vecchio schema della preventiva delibera di riduzione del capitale seguita da quella di aumento si può tranquillamente procedere -almeno secondo la massima 122/2012 del Notariato – a un aumento del capitale nella misura tripla rispetto alla perdita. Operazione questa, chiosa la Fnc, che potrà essere adottata senza dover continuamente ricorrere alla figura del notaio, come è nella natura stessa di queste “società a 1 euro” nate per essere semplici, oltre che semplificate.
In definitiva la salvaguardia del capitale nelle srls – anche in ottica antiabusi – va considerata nell’alveo della continuità aziendale, poichè «non è più il patrimonio che garantisce il terzo ma lo svolgimento dell’attività secondo i presupposti del going concern.
Alessandro Galimberti – Il Sole 24 ore